Verso un'Europa più forte. Dare seguito alle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa

Che seguito ha avuto la Conferenza alla quale hanno partecipato i cittadini, la società civile e le associazioni? Questi hanno espresso con migliaia di dibattiti, convegni informativi e tramite un processo selettivo di affinamento, proposte per indirizzare l’Europa verso una sua evoluzione. Che risultati sta producendo, concretamente, questo enorme sforzo?

Paolo Zanella

Socio ALDAI-Federmanager, coordinatore del Gruppo di Lavoro Dirigenti per l'Europa.
Come alcuni di voi ricorderanno, nella primavera del 2021 fu avviata la Conferenza per il Futuro dell’Europa (CoFoE) (vedi Conferenza sul futuro dell'Europa, luglio 2021) cui parteciparono i cittadini europei, la società civile e le associazioni esprimendo con migliaia di dibattiti, convegni informativi e tramite un processo selettivo di affinamento, proposte per indirizzare l’Europa verso una sua evoluzione.

Purtroppo i “media” poco hanno fatto per informare i cittadini del dibattito che era aperto a tutti.

In ogni caso la Conferenza si è conclusa, dopo un anno di attività, nella primavera del 2022, con un buon successo e una discreta partecipazione.

Il 9 maggio 2022, durante la Plenaria del Parlamento, il Comitato Esecutivo ha presentato feedback e raccomandazioni alla Presidenza Congiunta costituita da: 
  • Emmanuel Macron, Presidente Consiglio dell’UE
  • Roberta Metsola, Presidente del Parlamento
  • Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea
Il Parlamento ha quindi incaricato la Commissione per gli Affari Costituzionali (AFCO) di traslare esigenze e richieste in emendamenti dei Trattati producendo poi un documento dettagliato. 

Questa fase dell’iter si è completata il 22 novembre 2023 quando il Parlamento europeo in sessione Plenaria ha approvato il documento di AFCO contenente le proposte di modifica dei Trattati e ha deliberato di chiedere al Consiglio il lancio di una “Convenzione”, per la loro riapertura, sulla base dell’articolo 48 del Trattato, al fine di recepire le richieste dei cittadini europei.

Per meglio precisare, gli argomenti toccati dagli emendamenti proposti, sui quali occorre discutere nel Consiglio perché l’Europa abbia una maggiore incisività nell’assetto geopolitico e per l’interesse dei cittadini, sono:
  • Riforme istituzionali
  • Competenze
  • Sussidiarietà
  • Stato di diritto 
  • Politica estera, di sicurezza e di difesa 
  • Mercato unico, economia e bilancio 
  • Politiche sociali e mercato del lavoro 
  • Istruzione
  • Scambi commerciali e investimenti
  • Non discriminazione 
  • Clima e ambiente 
  • Politica energetica 
  • Spazio di libertà, sicurezza e giustizia 
  • Migrazione
  • Sanità

In questo periodo storico, con un presente che vede l’Europa coinvolta de facto in guerre (che stanno cambiando gli assetti geopolitici mondiali) e un futuro prossimo che porterà all’ingresso di una decina di nuovi Stati nella UE, gli Stati europei devono decidere cosa vogliono fare, per il bene dei propri cittadini, della casa comune europea.

Nel paragrafo precedente ho usato in maniera impropria la parola “Europa coinvolta”, ma avrei dovuto dire “Stati europei coinvolti” perché, al momento, per le regole che governano la UE la gestione dei poteri fondamentali è ancora in mano ai singoli Stati che la costituiscono. Le attuali regole non permettono, ad esempio, di prendere decisioni collettive rapide poiché il Consiglio (istituzione intergovernativa) deve deliberare all’unanimità degli Stati, poiché questi mantengono la sovranità (competenza) su quasi tutti i temi geopolitici.

Come dissi in un incontro che ci fu in ALDAI nel 2018, in un Mondo siffatto solo Stati che abbiano una dimensione continentale possono sperare di avere un peso geopolitico in una trattativa bilaterale o multilaterale. Qualunque singolo Stato europeo non avrebbe peso sufficiente per affrontare una qualunque competizione in qualsiasi settore con realtà quali la Cina, gli Stati Uniti, la Russia, l’India, o pensare di avere un peso politico nella crescita economica dell’Africa.

Questo hanno espresso i cittadini europei proponendo cambiamenti negli assetti istituzionali della UE per renderli, tra le altre cose, più democratici. Attualmente solo il Parlamento europeo è eletto dai cittadini. Ma è un’istituzione con poteri ancora insufficienti.

Occorre democratizzare e attribuire un maggior potere alle istituzioni UE per poter decidere senza il vincolo dell’unanimità quello che è l’interesse “strategico” di tutti e non l’interesse “tattico” di breve periodo di un singolo Stato (o spesso solo del partito o del governante di turno in quello Stato).

Occorre un’estensione delle competenze laddove la sovranità dei singoli Stati, de facto non è più garantita nelle dispute con Stati continentali e colossi economici e industriali.

Occorre una competenza fiscale europea, che permetta di finanziare quanto deciso, e competenza decisionale per i settori strategici per tutti i cittadini europei (filiere industriali strategiche; filiera sanitaria, ricerca scientifica e “space economy”; difesa/cybersicurezza esterna e sicurezza interna comuni: gestione dell’immigrazione ecc.).

La necessità di un’evoluzione dell’Europa verso una maggiore coesione e rilevanza è stata più volte ripreso dal Capo dello Stato Mattarella come per esempio nel suo intervento alla XVI Conferenza delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori d’Italia del 18/12/2023 quando ha fatto anche un richiamo esplicito alla volontà dei cittadini espressa nella Conferenza sul futuro dell’Europa.

Altri statisti europei, consapevoli del rischio di un collasso dell’UE in questa situazione storica e sotto le pressioni degli eventi, si sono espressi pubblicamente auspicando una maggior consapevolezza dei Governi europei per avviare una riforma che attribuisca all’Unione poteri di tipo federale. Perché solo un rafforzamento in tal senso potrà portarci ad avere un maggior peso a livello geopolitico, ad avere strumenti di governo con il potere per dare risposte veloci e adeguate alle esigenze normali ed emergenziali dei cittadini, e a fare economia di scala per realizzare servizi che migliorino la qualità della vita di questi ultimi.

In vista delle prossime Elezioni Europee, a mio parere, le domande principali da porre ai candidati che aspirano a rappresentarci al Parlamento europeo dovranno essere: 

  • Lei è favorevole all’apertura di una Convenzione per la riforma dei trattati? 
  • Se sì, cosa ritiene debba essere modificato?

Chiudo con una frase che ho già usato nel passato e che gli eventi di questi giorni rendono attuale:

“Se guardiamo ai maggiori errori che la UE ha commesso negli ultimi anni, essi sono quasi tutti imputabili alla sua parte “confederale”, dove la sovranità è rimasta alle singole Nazioni e dove è necessaria l'unanimità per decidere e per organizzarsi”.

Davanti agli eventi geopolitici attuali cerchiamo di non comportarci come i capponi di Renzo, di manzoniana memoria, che si beccano tra loro inconsapevoli di dove stia il reale problema. Fingere di avere una sovranità ormai perduta non aiuta. Meglio mettere in comune questa sovranità per avere davvero peso nel mondo. 


SAVE THE DATE

Martedì 14 maggio alle 17:30 in Sala Viscontea Sergio Zeme discutiamo delle proposte dei cittadini relative a modifiche istituzionali e all'avere "risorse proprie" per il bilancio Europeo  con:
  • Giulia Rossolillo - Professore ordinario di Diritto dell’Unione europea presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pavia
  • Luca Lionello - Professore di Diritto dell’Unione europea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Per partecipare è necessaria la registrazione su www.aldai.it


Revisione dei trattati dell'UE - Procedura di revisione ordinaria

Questa procedura consente a ogni Stato membro, alla Commissione europea e al Parlamento europeo di presentare una proposta di modifica dei trattati al Consiglio dell’Unione europea, il quale a sua volta la presenta al Consiglio europeo. I parlamenti nazionali ne vengono informati.

Se la maggioranza degli Stati membri in seno al Consiglio europeo è favorevole all'esame di una proposta di modifica dei trattati, il Presidente dello stesso convoca una "Convenzione". Il Parlamento europeo e la Commissione sono consultati in via preliminare. La Banca Centrale Europea è consultata qualora siano implicate questioni monetarie.

La Convenzione, che riunisce i rappresentanti dei parlamenti nazionali, i Capi di Stato o di Governo, i membri del Parlamento europeo e la Commissione europea, discute i progetti di modifica dei trattati. Le sue raccomandazioni, adottate per consenso, sono quindi trasmesse alla CIG (Conferenza Intergovernativa).


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