Ceto medio, politiche fiscali e previdenziali: dalle proteste alle Riforme

La Petizione “Salviamo il ceto medio”, lanciata sulla piattaforma change.org, nel novembre scorso, è stata accompagnata da numerosissimi commenti nelle sedi territoriali delle nostre Organizzazioni e online. Sono questi commenti che fanno da sfondo e riferimento alla elaborazione di questo articolo

Mino Schianchi

Vicepresidente ALDAI-Federmanager

Indirizzata da CIDA alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri dell'Economia e del Lavoro, la Petizione mira a proteggere il ceto medio dagli interventi fiscali iniqui e da continue misure che lo penalizzano da anni. 

Questa iniziativa costituisce un'azione concreta volta a sollecitare la politica perché adotti un cambio di passo tangibile. Un cambio atteso: che la politica prenda in seria considerazione le preoccupazioni che coinvolgono la classe media del Paese e se ne faccia carico. Da subito. 
In vista della Legge di Bilancio 2025, è fondamentale che il tema del ceto medio assuma un posto di rilievo nel dibattito politico ed economico e nell’Agenda del Governo. 
Partendo da queste premesse, riepiloghiamo qui di seguito, per sintesi, gli argomenti dibattuti nelle varie sedi territoriali e oggetto di commenti in occasione della firma di sostegno alla Petizione e nei social media. 
  • La sfida che si trova ad affrontare l’Italia.  Una sfida cruciale imposta dalla rivoluzione immateriale in atto, non più eludibile. Una rivoluzione che richiede competenze avanzate, capacità decisionali, gestione del cambiamento, conoscenze specializzate e leadership efficace, tutte qualità che sono proprie delle alte professionalità, necessarie al servizio del Paese. Senza queste competenze, le Organizzazioni pubbliche e private rischiano di restare indietro e di non sfruttare appieno le opportunità offerte da questo cambiamento epocale. 
  • La visione del futuro. Una sfida che si può vincere, dunque, sempre che si proceda attraverso un impegno condiviso, e che tale impegno sia svolto a favore dell'equità, dell'innovazione e della qualità. Tutto questo non solo stimola la competitività internazionale delle imprese, ma contribuisce anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini, promuovendo la coesione sociale e la giustizia economica. Solo in questo modo il Paese può superare le sfide del presente e costruire un futuro più prospero e sostenibile per tutti.
  • Il ruolo del ceto medio. Un dato comune a tutti gli interventi e commenti è il ruolo di equilibrio che svolge questa componente sociale nella vita del Paese e il suo rilevante apporto ai cambiamenti e al relativo sviluppo. Il ceto medio avverte però l’ingiustizia dell’attuale sistema socioeconomico; constata che non ha beneficiato e non beneficia della crescita economica in proporzione al contributo che ha dato e sta dando per realizzarla.
  • L’iniquità del sistema fiscale e contributivo. Tra le considerazioni  relative  alle sfide con le quali si sta confrontando il Paese, la questione relativa al sistema fiscale e contributivo è stata quella su cui maggiormente si è soffermato il dibattuto.  Occorre partire dalla consapevolezza che le sfide in atto domandano risorse: finanziarie e umane.  Le trasformazioni, i cambiamenti costano. Alla formazione delle risorse dovrebbero concorrere tutti, in ragione della loro capacità contributiva e con i criteri di progressività.  Ma l’attuale sistema fiscale è fortemente squilibrato.  Il carico impositivo pesa sempre più sui contribuenti diretti (soprattutto lavoratori e pensionati). E, tra questi, in particolare sulle fasce di reddito medio-alte. Fascia sociale assoggettata a una costante penalizzazione anche sul piano umano. 
  • La dimensione dell’ingiustizia. Tre numeri quantificano l’entità di questa ingiustizia: la metà degli italiani (47%) non dichiara redditi e quindi vive a carico dell’altra metà, il 63% circa del gettito IRPEF pesa sul 13,9% di contribuenti che dichiara oltre 35.000 euro annui di reddito annui. A questi numeri ne va aggiunto un altro, disastroso e perverso: 100 miliardi circa di  evasione fiscale. Occorre sempre tenere presente che gli evasori rubano perché con il loro comportamento trasferiscono il peso fiscale su quelli che onestamente adempiono ai propri obblighi tributari.
    Di qui – è questa la domanda pressante – l’esigenza di attivare sistemi e mezzi di controllo sempre più avanzati in grado di scovare i disonesti e rivedere il sistema in modo da garantire una distribuzione più equa del carico fiscale, premiando la meritocrazia, e promuovendo, nel contempo, le innovazioni e gl’'investimenti.
  • Il ruolo della dirigenza. Quando si parla di dirigenti si fa riferimento a quella vasta gamma di professionisti che comprende dirigenti di aziende pubbliche e private, dirigenti di istituzioni pubbliche, medici, ricercatori universitari, insegnanti e molte altre figure (l’elenco sarebbe molto lungo da esporre in dettaglio). Sono figure essenziali per il funzionamento della macchina dello Stato e delle imprese di produzione di beni e servizi. E, però, queste figure che possiedono competenze specializzate e contribuiscono in misura significativa alla creazione di ricchezza del Paese, rilevano di non essere tenute nella giusta considerazione nella evoluzione delle politiche economiche dei Governi che si succedono alla guida del Paese.  
  • Un domanda che non può più essere elusa. I dirigenti domandano che siano, finalmente, riconosciuti e valorizzati il lavoro svolto e le responsabilità, anche personali, con cui devono confrontarsi nel corso degli anni di lavoro.  E che tale riconoscimento sia tenuto in conto anche negli anni della pensione.
  • La politica previdenziale. È stato uno dei temi più dibattuti nel corso della giornata di Mobilitazione nazionale, Open Day svoltosi il 28 febbraio. Gli interventi si sono concentrati particolarmente sull’esigenza di dare certezza ai diritti previdenziali conquistati in anni di lavoro, pagando alti contributi e imposte fino all’ultimo centesimo. 
  • Misure che deprimono la fiducia nel sistema pensionistico. A fronte della pressante domanda del rispetto dei diritti dei pensionati, da decenni continua, invece, la   sequela di misure volte a ridurre gli importi pensionistici (c.d. contributi di solidarietà) e penalizzarne il potere d’acquisto (modifiche peggiorative del meccanismo di perequazione). Sono provvedimenti che stanno compromettendo la fiducia dei cittadini nel sistema. E questo, di riflesso, può determinare conseguenze negative   anche sulla crescita economica del Paese. La mobilitazione per una politica previdenziale basata sul rispetto dei diritti acquisiti e sulla tutela del potere d'acquisto del ceto medio riflette una crescente consapevolezza dell'importanza di garantire la sicurezza economica e sociale di questa classe sociale. 
  • Conclusioni. È fondamentale che questo dibattito continui nelle sedi territoriali, nei social media, nei convegni, per far sentire la voce anche del ceto medio e domandare alla politica di adottare misure concrete volte ad affrontare le sfide che attendono il Paese e perché venga preservato il benessere del ceto medio e, con esso, dell’intera società.

Le risposte che si attendono dalla politica

Il ceto medio si attende politiche mirate sulle seguenti materie:
  1. Rinnovamento ed efficienza del sistema fiscale. Il ceto medio, a partire dal ceto medio dei pensionati, si attende dalla politica misure volte a evitare continue penalizzazioni. La crisi del patto sociale è attribuita agli squilibri fiscali e previdenziali.  Si aspettano atti concreti: riforme che portino all’eliminazione di privilegi corporativi;  privilegi di esenzioni, riduzioni, ecc. che favoriscono solo determinate categorie di redditi. In breve, una Riforma che ridistribuisca il carico fiscale in modo più equo e proporzionale al reddito deve contribuire a ripristinare la fiducia nel patto sociale e a promuovere una società più giusta e solidale fra tutti i cittadini.
  2. Miglioramento della qualità dei servizi pubblici. Il miglioramento dei servizi sanitari costituisce una delle domande più pressanti da parte dei nostri associati. Soprattutto ampliamento dei servizi sanitari sul territorio, cure mediche di qualità, riduzione dei tempi di attesa, miglioramenti nelle strutture ospedaliere. E, subito dopo: investimenti nei servizi pubblici di formazione scolastica e sostegno ai docenti; miglioramenti nei servizi di trasporto pubblico e relative infrastrutture; aumento delle misure di sicurezza pubblica; riduzione della criminalità, maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio; ampliamento e miglioramenti dei servizi di assistenza agli anziani e alle persone con disabilità.
  3. Difesa del potere d'acquisto dei redditi del ceto medio. Si attendono   politiche mirate che non deprimano, ma che, al contrario, rafforzino il potere d'acquisto delle famiglie del ceto medio. Gli esperti di economia insegnano, infatti, che le politiche volte a rafforzare il potere d'acquisto delle famiglie del ceto medio tendono a promuovere un maggiore sviluppo e stabilità dell’economia del Paese.
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