Le oasi WWF in Lombardia

Un mosaico di habitat protetti, dalle Prealpi alle porte di Milano

Lucio Biancatelli

Press officer WWF Italia
Dopo i lunghi mesi caratterizzati dalle limitazioni agli spostamenti a causa delle norme di contenimento dalla pandemia da Covid-19 
è arrivato il momento di recuperare i nostri spazi in natura, così importanti per il nostro benessere psico-fisico (molti studi parlano ormai di “deficit di natura” per i più giovani). In Lombardia in quanto ad aree protette le occasioni non mancano di certo, e le Oasi del WWF rappresentano in questo senso occasioni per tutti i gusti per immergerci in boschi, prati o aree umide gestiti dalla nostra associazione. In Lombardia se ne contano 16, per un totale di circa 600 ettari strenuamente difesi da consumo di suolo, caccia e inquinamento.

Le Torbiere di Bassone Albate (Co) sono state le prime, in Lombardia, anche se oggi non sono più gestite dal WWF. Riconosciute Oasi nel 1974, si distinguono per una spettacolare distesa di laghi e laghetti, nati dalle passate attività di estrazione della torba. Un vero e proprio paesaggio nordico dove il falco di palude, la schiribilla e numerose specie di uccelli trovano un rifugio sicuro. Le Torbiere vantano anche la presenza della rana di Lataste, rarissimo anfibio presente in altre oasi come Le Foppe o Le Bine.
Le Foppe (Mi), un piccolo gioiello di biodiversità, sono state recentemente dichiarate Sito di Interesse Comunitario anche per la presenza di alcune rare piante acquatiche tra cui la carnivora Utricularia australis. Le specie seriamente minacciate come l'Utricularia sono strettamente legate al destino delle zone umide, ambienti sempre più compromessi e sfruttati. Il WWF è riuscito a proteggere molte di queste aree (stagni, fontanili, sorgenti), tra cui la palude dell’Oglio Morto, il cuore dell’Oasi le Bine (Mantova, dove di recente le fototrappole hanno immortalato la presenza del lupo), e il Parco dei Fontanili (Va), alimentato da acque di risorgiva.

Diverse anche le zone umide recuperate dal degrado, come l’oasi di Montorfano (Mi): grazie al lavoro dei volontari, si è potuto rinaturalizzare un ex incolto lungo il fiume Lambro con la messa a dimora di ontani, salici e altre specie locali per la formazione di un bosco ripariale. Montorfano, recuperata all’inizio degli anni novanta, rappresenta oggi un grande successo per l’associazione ma non l’unico: anche il Parco delle Noci (Mi), infatti, è il risultato di un decennio di recupero ambientale e oggi vanta diverse tipologie boschive tipiche della pianura padana. Ma non si tratta solo di difendere, si tratta anche di ricostruire un rapporto, ormai quasi perduto, tra attività umana e natura. Si tratta di far conoscere il territorio, riscoprirne i colori, i profumi e il gusto. L’educazione ambientale è quindi parte fondamentale, tra le attività delle oasi, oltre agli studi scientifici, le pubblicazioni, l’apicultura e l’arboricoltura.
Capriolo

Capriolo

L’Oasi di Galbusera bianca, nella splendida cornice collinare di Montevecchia in provincia di Lecco, ha saputo conservare molte varietà di sementi antiche, coltivate in piena armonia con il paesaggio circostante: vigneti, cascine, boschi umidi e prati. Indispensabili anelli di congiunzione tra l’ambiente selvatico e l’uomo sono, infine, i Centri di recupero animali selvatici, i CRAS. Bosco Vanzago, Oasi urbana a due passi da Milano che il WWF acquisì grazie al generoso lascito di Ulisse Cantoni e Valpredina, area boscosa nelle Prealpi bergamasche, sono oasi in cui volontari e personale specializzato soccorrono gli animali selvatici in difficoltà. In una regione in cui le aree verdi vengono distrutte con una rapidità di quasi 120.000 metri quadrati al giorno, risulta estremamente importante tutelare ambienti di grande valore naturale e impegnarsi perché le persone li riconoscano come parte della propria cultura. E di se stessi.

Le Oasi del WWF in Lombardia

  • Bosco WWF di Vanzago (Centro Recupero Animali Selvatici)
  • Oasi Naturalistica della Martesana di Pozzuolo
  • Oasi Naturalistica Pontirolese - Renovapark
  • Fosso del Ronchetto
  • Parco Noci
  • Levadina
  • Bosco di Suzzara
  • Oasi il Caloggio
  • Montorfano
  • San Giuliano Milanese (Sistema Oasi Urbane)
  • Le Foppe di Trezzo
  • Parco ex Fornace dell'Adda
  • Le Bine
  • Riserva Naturale regionale di  Valpredina (Centro Recupero Animali Selvatici)

Martin pescatore

Martin pescatore

Aree protette WWF in Lombardia, dalle origini alle minacce di oggi

Ormai oltre 40 anni fa, il grande Commendatore Cantoni, convinto dall’amico premio Nobel Giulio Natta, lasciò al WWF l’ultimo bosco planiziale a Vanzago, fuori Milano, perché fosse messo al riparo dal cemento e dalle cave, ettari di boschi e aree agricole che oggi ospitano caprioli e uccelli acquatici negli stagni durante la migrazione. 
Qualche anno dopo sulle colline bergamasche due grandi benefattori, Enzo e Lucia Bardoneschi lasciavano al WWF la loro grande tenuta a Valpredina, perché fosse messa al riparo dalla caccia e dalla speculazione edilizia, oggi rifugio di caprioli, cervi, del falco pellegrino e di molti anfibi come la ormai rara salamandra pezzata.
Queste sono le due aree del Sistema Oasi di proprietà del WWF Italia che hanno arricchito la Lombardia: custodite con tanta cura sono divenute dapprima Riserve Naturali Regionali, per essere poi designate siti di Rete Natura 2000, il più grande progetto Europeo di conservazione della biodiversità. Benché protette dall’Unione Europea perché straordinarie e per questo tutelate per il bene comune, rappresaglie e atti vandalici non sono mancati purtroppo, soprattutto negli ultimi anni. Siamo riusciti a difendere le Oasi anche grazie alla competenza che abbiamo a determinare l’incidenza dei progetti e le possibili minacce sui nostri tesori naturali. Le nostre valutazioni sono serie, rigorose, non fanno sconti a nessuno e hanno garantito la loro conservazione per le generazioni future. Oggi la Regione Lombardia, ha approvato in commissione agricoltura una proposta di modifica di legge che toglie al WWF la competenza di valutare l’incidenza di appostamenti di caccia, cemento, antenne, cave, sulle proprie Oasi per darle a Enti parco controllati - nominati dalla politica - in cui le Associazioni ambientaliste hanno solo il “diritto di parola”.

Articolo in collaborazione con WWF Italia

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