Cambiare i sussidi per migliorare l'ambiente

La riallocazione dei sussidi dannosi all'ambiente per realizzare gli impegni di COP 21

A cura del Gruppo Energia ed Ecologia ALDAI

A seguito della conferenza organizzata in ALDAI il 24 ottobre scorso a cura del Comitato Energia pubblichiamo un articolo del Dott. Emanuele Plata, Presidente di Planet Life Economy Foundation, che riporta quanto ci è stato illustrato.
Gli Stati Generali della Green Economy tenuti a Rimini il 6 e 7 novembre durante la manifestazione di Ecomondo hanno visto ribadite tutte le preoccupazioni possibili sugli effetti del cambiamento climatico.
Il fatto che pochi giorni prima si fosse manifestato un sorprendente fenomeno più tropicale che europeo o mediterraneo con venti turbinosi di velocità mai vista, bombe d'acqua ed esondazioni incontrollabili, mareggiate con onde di altezza e potenza tali da sradicare intere zone di costa, porti e cedimenti diffusi di strade, porzioni di colline fino all'impressionante cimitero di alberi di alto fusto del Cadore, tutto questo col racconto testimoniale di amministratori locali di queste zone, ha consapevolizzato, ancor più di quanto già lo fosse, un uditorio sensibile ai temi ambientali ma ancora impreparato a sopportare tali emozioni .
Ministri, politici nazionali, amministratori locali, esperti, imprenditori tutti hanno fatto dichiarazioni non negazioniste, tutti hanno fatto ricorso al riferimento delle direttive Europee, tutti hanno fatto riferimento agli accordi di Parigi COP 21, ma quando Edo Ronchi, coordinatore degli Stati Generali, ha mostrato che l'indice delle emissioni in atmosfera anziché calare è cresciuto nel mondo e in Italia nel 2017/18 ci si è annichiliti.
Guardando in Italia, di esempi virtuosi a livello di imprese e di città ce ne sono, alcuni esempi presentati a Rimini sono stati il gruppo ERG o il comune di Forlì, ma con solo esempi virtuosi non si realizzano gli obbiettivi del 2020/30 di dimezzare le emissioni, di raddoppiare le rinnovabili e di essere carbon free dal 2050.
Di come fare a realizzare questi impegni si è parlato il 24 ottobre in ALDAI portando l'evidenza che per realizzare questi cambiamenti epocali, necessari per la nostra sopravvivenza sia che la si intenda come politica di mitigazione o di adattamento al cambiamento climatico dobbiamo investire con soldi pubblici che attirino soldi privati e questa operazione in condizioni di vincoli di bilancio come quello italiano si può e si deve fare con la riallocazione delle risorse.
Queste risorse esistono e sono da cercare nel catalogo dei sussidi ambientali emesso per la prima volta nel 2017 dal MATTM che ha evidenziato 41 miliardi di euro con effetti sull'ambiente di cui 16 dannosi, 6 incerti, 4 neutri e 15 favorevoli.
I sussidi ambientali dannosi definiti SAD sono riduzioni fiscali e sussidi diretti, per il 72% riguardano l'energia, di cui la principale voce è il differente trattamento fiscale tra benzina e gasolio, per il 22% riguarda le eccezioni sull' IVA come per l'uso domestico dell'energia elettrica e via via i trasporti, l'agricoltura e altro.
L'ipotesi riallocativa stimolata fin dalla fine degli anni ‘90 dall'Europa e dall’OCSE ha trovato applicazione nel mondo come in UK, in Irlanda, in Francia, in Germania, in Portogallo, ma anche in Messico, in Italia no!
Cambiare è difficile ma è necessario; il Consiglio Nazionale della Green Economy, di cui PLEF (Planet Life Economy Foundation) fa parte, ha proposto già dalla precedente legislatura, insieme all’introduzione della Carbon Tax, un avvio graduale della riallocazione dei SAD per compensare settore per settore ciò che si toglie con ciò che si aggiunge, così da mantenere la neutralità di budget ma realizzare il cambiamento. 
I 16 miliardi di euro per 5 anni determinano un budget di spesa di 80 miliardi di euro che se investiti provocano non soltanto il bene dell'ambiente e la nostra sopravvivenza, ma anche un volano economico occupazionale sulle nuove energie, sull'edilizia di qualità energicamente efficiente, tutto con un risultato occupazionale che solo nell'edilizia valuta un incremento di 200mila lavoratori all'anno.
Per muoversi PLEF spinge, con altri, sui gruppi parlamentari dell'intero arco costituzionale e promuove l'implementazione di un modello “Città Metropolitana di Milano”, all'avanguardia nel nostro paese per le politiche di sostenibilità, per dimostrare come si possa fare una conversione di questo tipo concentrandosi sull'uso delle risorse nell'edilizia con l’obiettivo di una riqualificazione profonda del patrimonio edile pubblico e privato.
Si stima che 66.000 edifici potrebbero essere riqualificati in 10 anni contro i circa 300, che ad oggi si riscontrano annualmente, realizzando in questa ipotesi riallocativa a Milano, Città Metropolitana, il proprio obiettivo di riduzione di Green House Gas e migliorando di conseguenza anche la qualità dell'aria, contestualmente a un incremento di occupazione stimabile in 25-30mila lavoratori. 
Tutto ciò grazie alla quota di fondi pubblici dei SAD (neutrale sulla spesa e sul debito) e alla parte privata smobilizzata grazie all'abbattimento del costo per il consumo di energia dimezzato!
Questo percorso è ineluttabile e abbiamo bisogno di tutta la spinta possibile della società civile, e di associazioni come l'ALDAI, come di professionisti e dirigenti iscritti per fare vostra la campagna di trasformazione dei SAD in SAF (da dannosi a favorevoli). Ulteriori informazioni in materia sono disponibili sul sito di PLEF www.plef.org.
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